Nella Giornata del Creato, 1 settembre, la comunità monastica di Camaldoli insieme a un folto numero di pellegrini, visitatori e amici ha compiuto un gesto di grande semplicità ma anche di forte impatto suggestivo: il canto del vespro nella foresta, a pochi passi dal Sacro Eremo, casa madre della congregazione, nel cuore del Parco nazionale delle Foreste del Casentino. Un piccola schiera di cocolle bianche raccolta attorno a una nodosa croce di legno, uno scarno leggio, un’icona bizantina del Cristo architetto dell’universo.
Viene intonato e cantato nella sua interezza il salmo 104, che celebra gli splendori della creazione con parole di poetica ammirazione. Il manto di maestà di Dio riveste il cosmo. Tutto ciò che in esso si realizza è il riflesso della sua luce. Al centro della scena l’uomo ne è cantore e custode. Non padrone. Nulla in esso avviene a caso, nulla è gratuito, nulla è caos, nulla è sprecato, nulla è fuori luogo. Lo sguardo dell’uomo sa che ciò che lo circonda non gli appartiene, perché partecipa al gratuito disegno d’amore di Dio. La piccola schiera di monaci e di amici si disperde in silenzio. Attraversata dai colori del tramonto la foresta continua il suo canto.