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Nel suo Messaggio per la Giornata di preghiera per la salvaguardia del creato del primo settembre, il Patriarca ortodosso ecumenico è netto: biodiversità distrutte ed equilibrio climatico al collasso richiedono un’azione comune di singoli e governi, “lo sviluppo economico -scrive – non può rimanere un incubo per l’ecologia”

Alessandro De Carolis – Città del Vaticano

La domanda che arriva a metà messaggio fa fermare e riflettere: “Per quanto tempo ancora la natura sopporterà le discussioni e le consultazioni infruttuose e ogni ulteriore ritardo nell’assunzione di azioni decisive per la sua tutela?”. È una domanda che non è possibile aggirare e su cui il Patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I impernia il suo messaggio per la Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato del prossimo primo settembre.

Un imperativo categorico

La domanda è preceduta da una disamina improntata al realismo: “È convinzione condivisa – scrive Bartolomeo I – che, nel nostro tempo, l’ambiente naturale è minacciato come mai prima d’ora nella storia dell’umanità” e l’entità della minaccia è resa evidente, afferma, dal fatto che “la posta in gioco non è più la qualità, ma la conservazione della vita sul nostro pianeta”. Stiamo assistendo, elenca, “alla distruzione dell’ambiente naturale, della biodiversità, della flora e della fauna, all’inquinamento delle risorse acquatiche e dell’atmosfera, al progressivo collasso dell’equilibrio climatico” e ad altri eccessi. Un complesso di situazioni, osserva Bartolomeo I, che dimostra come “l’integrità della natura” sia “imperativo categorico” per l’umanità contemporanea. E che tuttavia non viene colto nella sua importanza a tutti i livelli.

L’illusione della natura “autorigenerante”

Mentre a livello personale, di gruppi e organizzazioni viene in risalto una “grande sensibilità e responsabilità ecologica”, non altrettanto accade – rileva il Patriarca di Costantinopoli – se lo sguardo si sposta sugli amministratori della cosa pubblica. “Nazioni e operatori economici non sono in grado – in nome delle ambizioni geopolitiche e dell'”autonomia dell’economia” – di adottare le decisioni corrette per la protezione del creato”, è la constatazione del Patriarca ortodosso, e anzi coltivano “l’illusione” che “l’ambiente naturale abbia il potere di rinnovarsi”.

Non più incubo

La crisi del Covid, afferma, ha invece dimostrato l’incidenza dell’attività umana sul creato, con il calo di inquinamento registrato durante il lockdown. Dunque, è la convinzione di Bartolomeo I, se l’industria di oggi, i trasporti, il sistema economico basato sulla “massimizzazione del profitto” hanno un “impatto negativo sull’equilibrio ambientale”, un “cambiamento di direzione verso un’economia ecologica costituisce una necessità incrollabile. Non esiste un vero progresso fondato sulla distruzione dell’ambiente naturale”. “È inconcepibile – asserisce ancora – che si adottino decisioni economiche senza tener conto anche delle loro conseguenze ecologiche. Lo sviluppo economico non può rimanere un incubo per l’ecologia”.

Chiesa, “ecologia applicata”

Nella parte finale del messaggio, Bartolomeo I ricorda il grande impegno del Patriarcato ortodosso per i temi ecologici e il bisogno di collaborare a tutto campo in questo senso. In fondo, conclude, “la vita stessa della Chiesa è un’ecologia applicata. I sacramenti della Chiesa, tutta la sua vita di culto, l’ascesi e la vita comunitaria, la vita quotidiana dei suoi fedeli, esprimono e generano il più profondo rispetto per il creato”.