Al via oggi il Tempo del Creato, la celebrazione annuale di preghiera e azione per proteggere la casa comune a cui partecipano i cristiani di tutte le confessioni. Il tema dell’edizione 2020, marcata dall’emergenza coronavirus nel mondo, è “Giubileo per la Terra: nuovi ritmi, nuova speranza”. Intervista di Vatican News a Cecilia Dall’Oglio del Movimento cattolico mondiale per il clima e del Comitato direttivo ecumenico del Tempo del Creato
Giada Aquilino – Città del Vaticano
Nel corso della pandemia da coronavirus abbiamo “toccato con mano” cosa volesse dire l’impegno a “proteggere il più fragile della nostra famiglia”: adesso è il momento di proseguire su questa strada, uniti in una “fraternità umana globale”, per “percorrere nuovi cammini di ecologia integrale”, promuovendo con “creatività” iniziative “di preghiera, di conversione comunitaria e personale e di impegno per la cura del Creato”. Così Cecilia Dall’Oglio, direttrice associata dei programmi europei del Movimento cattolico mondiale per il clima, presenta il Tempo del Creato, la celebrazione di preghiera e azione per proteggere la casa comune, a cui partecipano annualmente i cristiani di tutte le confessioni.
Le date
Al via il 1° settembre, Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato, terminerà il 4 ottobre, nel ricordo di San Francesco d’Assisi. L’appuntamento, in questa occasione, giunge nel corso dell’Anno speciale di anniversario dell’enciclica Laudato si’, a 5 anni dalla pubblicazione, lanciato da Papa Francesco fino al 24 maggio del prossimo anno e organizzato dal Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale.
Chiamati a “remare insieme”
Il tema dell’edizione 2020 è “Giubileo per la Terra: nuovi ritmi, nuova speranza”, spiega Cecilia Dall’Oglio, che è anche membro del Comitato direttivo ecumenico del Tempo del Creato. Il ricordo quest’anno, prosegue, va al momento di preghiera in tempo di pandemia celebrato a marzo dal Papa sul sagrato della Basilica di San Pietro, quando Francesco sottolineò come in “una tempesta inaspettata e furiosa” ci si fosse resi conto di essere “sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda”.
L'intervista a Cecilia Dall'Oglio
R. – Il tema è stato scelto dal Comitato direttivo ecumenico per il Tempo del Creato prima che scoppiasse la pandemia. Eppure è assolutamente rilevante in questo momento, in cui siamo stati costretti a un riposo forzato e in cui abbiamo toccato con mano cosa significhi essere vulnerabili. Quindi il tema del Giubileo della Terra in questo Tempo del Creato 2020 per noi è una grande chiamata alla responsabilità, affinché si possa avere una giusta ripresa durante e dopo questa crisi. Abbiamo nei nostri occhi l’immagine fortissima di Papa Francesco il 27 marzo in Piazza San Pietro, quando ci ricordò che siamo tutti “sulla stessa barca”. Noi crediamo che il Tempo del Creato sia proprio il tempo favorevole per poter invertire la rotta di questa barca. Tutta la comunità cristiana, ecumenica, tutti noi e tutti gli uomini di buona volontà siamo su questa barca a remare, dobbiamo cercare di farlo con un ritmo che rispetti quello della Creazione, che ne abbia cura, di farlo all’unisono e dare un nuovo inizio. Durante il Tempo del Creato dobbiamo cercare davvero di percorrere nuovi cammini di ecologia integrale: sappiamo che la Laudato si’ è la nostra bussola per questo cammino. È importante durante questo tempo così favorevole avere la creatività per poter promuovere iniziative di preghiera, di conversione comunitaria e personale e di impegno per la cura del Creato. Il tema del Giubileo per la Terra richiama il Levitico, come tempo di restituzione, di riposo della terra, di liberazione degli schiavi. Ecco: anche noi abbiamo bisogno di essere liberati dal fatalismo, dal pessimismo, da una certa economia che – come dice Papa Francesco – uccide e che sta creando tante diseguaglianze e conflitti nel mondo, ma che sta pure distruggendo l’armonia dell’uomo e della donna con il Creato. Noi dobbiamo credere, come ci dice la Laudato si’, che le cose possono cambiare, comunicando alle nostre comunità che è possibile cambiare rotta, che possiamo avere tutti insieme un nuovo inizio. Il Tempo del Creato è quindi un tempo per camminare su questi nuovi sentieri dell’ecologia integrale, passo dopo passo.
Il Movimento cattolico mondiale per il clima come risponde alla chiamata ad agire – per la cura della casa comune – che viene dalla Laudato si’?
R. – Sosteniamo il Comitato ecumenico che dà vita al Tempo del Creato, anche attraverso un sito in tutte le lingue, che è messo a disposizione di chi vuole maggiori informazioni su che tipo di attività poter realizzare. C’è una guida alla celebrazione, con preghiere, testi di riflessione. È inoltre un sito che dà la possibilità di registrarsi e soprattutto anche di registrare le proprie attività che vengono promosse. Questo è un aspetto molto importante, cioè quello di tessere legami, di connettere: il sito diventa una piazza in cui noi possiamo testimoniare pubblicamente l’impegno della nostra comunità e mediante il quale allo stesso tempo ci sentiamo meno soli, perché possiamo anche celebrare – il Tempo del Creato è anche un tempo di celebrazione – quanto questo impegno sia diffuso nel mondo. C’è infatti una cartina dove si potranno vedere tutte le attività poste in essere dai cristiani delle varie confessioni nei cinque continenti. Poi come Movimento abbiamo voluto in particolare promuovere alla vigilia, nei mesi di luglio e agosto, dei nuovi corsi per la formazione di quelli che noi chiamiamo “Animatori Laudato si’”, dei fari nelle varie comunità: sono persone già impegnate all’interno delle proprie realtà parrocchiali, associative, religiose che sentono in modo particolare la chiamata all’ecologia integrale e a vivere la Laudato si’. E allora si mettono al servizio delle proprie comunità. In Italia abbiamo appena concluso il corso on-line che ha visto quasi mille registrati, rappresentanti di una varietà di carismi, ministeri, età, provenienze. L’abbiamo potuto promuovere grazie al partenariato dell’Ufficio nazionale per problemi sociali e il lavoro della Conferenza episcopale italiana, ma anche grazie alla collaborazione di tutto il gruppo della diocesi di Roma per i nuovi cammini per l’ecologia integrale, la diocesi di Assisi e tantissime aggregazioni laicali.
Il programma “Animatori Laudato si’” prevede una formazione on-line nella lingua del partecipante sui principi dell’enciclica e sulla necessità di agire con urgenza contro la crisi climatica. Com’è composta questa rete?
R. – È in costante crescita: se in occasione del quinto anniversario della Laudato si’ eravamo più di 5 mila, adesso stiamo avvicinandoci già ai 10 mila Animatori nei diversi Paesi del mondo, grazie proprio ai corsi che stiamo realizzando per il Tempo del Creato. I corsi sono realizzati nelle diverse lingue e seguono il modello del vedere-valutare-agire. Ciascun corso è breve, sono normalmente quattro incontri. Gli Animatori vengono accompagnati nel realizzare un loro progetto operativo: noi spieghiamo i principi della Laudato si’, l’importanza della conversione ecologica e sottolineiamo come l’aspetto spirituale e di fede vada sempre tenuto insieme alla conversione anche dei propri stili di vita personali e comunitari, fino all’impegno politico nelle iniziative per la giustizia sociale. Nell’ultimo corso che si è appena tenuto, gli Animatori sono stati chiamati a realizzare delle attività per questo Tempo del Creato. L’importante è che ci sia tale cammino, lavorando per un progetto comune, che è quello di animare la comunità per il Tempo del Creato, e insieme cercando di unire le varie realtà parrocchiali, associative, superando con creatività il “così si è sempre fatto”. Poi sta agli Animatori con la comunità di capire con quale passo andare avanti. Sicuramente è importante che si dimostri prossimità a chi sta soffrendo di più, ai più vulnerabili, con azioni e gesti simbolici. Ad esempio in passato ho portato 100 giovani del Servizio civile volontario della Focsiv ad Acerra e abbiamo piantato un ulivo davanti all’inceneritore, in collaborazione con la diocesi locale. In quell’occasione abbiamo chiesto che ci fosse un comitato per avere una sorta di ruolo di dialogo nelle conflittualità, sviluppando tutta quella che era la progettualità già messa in campo dal vescovo e dalla diocesi: l’idea era ed è quella di pregare in un punto dove il grido dei poveri della terra ci interpella in modo particolare. Inoltre, in questo tempo di chiusura e distanziamento sociale per la pandemia, stiamo invitando moltissimo a pregare “nel” Creato, con passeggiate, cammini, Messe “nella” Creazione.
Si è detto più volte durante questa pandemia: l’emergenza sanitaria e l’isolamento imposto dal Covid ci hanno messo davanti alle nostre fragilità, spingendoci a riscoprire ciò che è veramente essenziale. Come la Laudato si’ può aiutarci?
R. – La Laudato si’ ci fa capire veramente qual è la nuova rotta da perseguire, dove ci sia veramente uno sviluppo integrale, uno sviluppo umano sostenibile, dove l’economia abbia al centro l’uomo e il bene di tutta la Creazione. Perché quello che stiamo vivendo adesso è frutto di un modello di sviluppo che non è sostenibile. Abbiamo fatto a meno di tante cose durante il coronavirus e ci siamo riusciti, quindi è possibile liberarsi dal consumismo: alcune rinunce ci hanno veramente mostrato quella sobrietà felice di cui parla il documento del Sinodo per l’Amazzonia, quella gioia piena che ci dà molta più felicità di tanti beni materiali. Altri aspetti fondamentali sono la fraternità, la compassione, l’amore e la bontà per i più vulnerabili, per i nostri fratelli e sorelle che soffrono maggiormente: abbiamo toccato con mano durante il Covid-19 cosa volesse dire proteggere il più fragile della nostra famiglia. Questo è quello che dobbiamo continuare a fare, uniti nella fraternità umana globale. Ecco, questo è il Tempo del Creato.